

Il Comitato
di Gemellaggio e Cooperazione fra i Popoli
Di ritorno da un viaggio in Bangladesh nel lontano 1977, alcuni amici di Modigliana decisero di interrogarsi sulle impressioni avute dalla visita di uno dei paesi più popolati e più poveri del mondo dove la vita media non arriva a 40 anni e l’analfabetismo coinvolge oltre l’80% della popolazione.
Si costituiscono così nel Dicembre 1977 in Comitato appartenente alla Caritas parrocchiale di San Domenico in Modigliana e, dopo 22 anni questo Comitato, che nel frattempo si è allargato a parrocchie di Forlì, Ravenna, Rimini è stato iscritto nella Sezione Provinciale di Forlì-Cesena del Registro Regionale del Volontariato, quindi come O.N.L.U.S. con la stessa dicitura suggerita in quel lontano Natale e cioè: “COMITATO DI GEMELLAGGIO E COOPERAZIONE FRA I POPOLI”. Attualmente, con la riforma del Terzo Settore, siamo riconosciuti a tutti gli effetti di Legge O.d.V. (Organismi di Volontariato) senza fine di lucro e iscritti al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore).


Al primo posto tra gli interventi proposti è stata messa l’ISTRUZIONE, riconosciuta strumento fondamentale per liberare il popolo dall’oppressione di pochi, consentendo anche attività lavorative che andassero oltre il semplice artigianato espletato fino a quel momento.
All’istruzione seguono in ordine: la SANITA’, l’AIUTO ALLE FAMIGLIE, l’INTERVENTO STRAORDINARIO durante le calamità.
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L’operare del Comitato è caratterizzato da un rapporto diretto con i missionari presenti nelle missioni sostenute, il che significa fare almeno un viaggio ogni due anni per visitarli e vedere il progredire dei progetti, godere di ogni loro visita in Italia quando vengono per periodi di riposo, indirizzare direttamente i fondi raccolti per il progetto cui sono finalizzati.
Attualmente il Comitato gestisce in Bangladesh circa 350 “adozioni” (sostegno allo studio per bimbi/ragazzi dalla scuola materna alle superiori) legate a diverse parrocchie di Forlì e del circondario, Lugo, Bellaria, Rimini, Riccione, Modigliana, Faenza e mantiene come struttura e stipendio degli insegnanti una ventina di FEEDER SCHOOL (scuole di villaggio che consentono l’accesso all’istruzione di primo livello a studenti che abitano troppo lontano dai grandi centri abitati per frequentare scuole statali).​​


Alla base di tutto ci sono un’estrema immediatezza e la trasparenza di un modo di agire svincolato dalla “grande burocrazia” che prevede spese e costi di gestione...Chi visita la missione lo fa a sue spese portando direttamente una parte del denaro raccolto attraverso iniziative benefiche (mercatini, spettacoli, lotterie, tombole, cene, etc.) in cui ogni parrocchia mette a disposizione le capacità e la voglia di collaborare di chi in questo progetto crede.
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Al ritorno la “ricchezza” di quel viaggio viene condivisa perché tutti possano verificare, attraverso foto e filmati, come quanto donato si sia concretizzato in piccoli “miracoli “.
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Anche i “piccoli-grandi” eventi della vita: nascite, morti, anniversari, pensionamenti, così come molti “regali di Natale”, hanno preso le sembianze negli anni di mucche, caprette, galline, macchine da cucire, coperte, zanzariere, pompe per l’acqua, pozzi, banchi, zaini e divise scolastiche...
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Ci sono amici (pensionati e non) che scelgono di trascorrere uno o più mesi all’anno presso qualche missione per donare il proprio tempo e le proprie competenze (qualche fisioterapista, infermiere o medico ma anche agricoltori, muratori, maestri e casalinghe che si improvvisano sarte, ricamatrici o quanto la fantasia suggerisce per dare nuova vitalità ai laboratori artigianali locali).


Nessuno è “maestro”, si cammina insieme, racchiudendo nella parola CONDIVISIONE la nostra voglia di esserci.
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​Ci suggerisce un vecchio detto popolare che “l’amore è come la tosse…non si può nascondere”; sarà per questo che, oltre quarant’anni dopo, da quel primo “innamoramento” dei coniugi Laura e Romano Maglioni per il Bangladesh, l’eco di quel sentimento continua a infiammare chi nella fratellanza e nella testimonianza forte e contagiosa della missione crede fermamente e continua a prodigarsi perché fratelli meno fortunati possano riscattare la loro situazione di quotidiana indigenza e sperare in un futuro migliore...
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Il Comitato di Gemellaggio e Cooperazione fra i Popoli è semplicemente questo, coinvolgendo in una catena di amicizia e impegno gratuito realtà parrocchiali ed extra parrocchiali del forlivese, di Lugo e Bellaria/Igea Marina.


I “combattenti in prima linea” sono i missionari con cui abbiamo la gioia e la fortuna di interfacciarci concretamente per dare risposte alle tante povertà, materiali e umane, con cui loro convivono quotidianamente. Ci sono i Saveriani, (un tempo numerosi ora in crisi di forze e presenze), provati dall’età che avanza, ma giovanissimi nello spirito: Padre Luigi Paggi, Padre Alfonso Oprandi, Padre Giovanni Gargano ognuno con le proprie peculiarità e specificità di intervento. C’è Suor Roberta Pignone del Pime con il suo ospedale per malati di tubercolosi, aids e lebbra; ci sono i laici Enzo, Laura e Rudi che hanno scelto di costruire là la loro vita e le loro “famiglie allargate;, ci sono le religiose con i loro piccoli ostelli d’accoglienza; ci sono, infine, i contatti fraterni con i rispettivi vescovi delle Diocesi di Khulna e Mymensingh portavoce ognuno, per le parrocchie locali loro affidate, delle necessità più urgenti.
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Il Comitato privilegia il sostegno all’istruzione soprattutto per i villaggi e per i cosiddetti “fuori casta” che non possono sperare nell’accesso alle scuole governative; attraverso il sostegno a distanza: con €200 all’anno si manda un/una bimbo/a a scuola e gli si garantisce un pasto al giorno.


Periodicamente, anche a seguito dei “viaggi dell’amicizia” fatti da alcuni componenti del Direttivo che, a loro spese, affrontano questi percorsi spesso in zone estremamente disagevoli, si è provveduto anche al consolidamento e alla ristrutturazione di edifici precari e divenuti pericolosi (parliamo sempre di semplicissime strutture spesso ancora in fango e lamiera).
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Altro “lusso” precluso ai poveri è l’accesso alla sanità e, oltre a sovvenzionare piccoli dispensari, il Comitato si impegna per le spese ospedaliere quando il ricovero è ineluttabile e, ovviamente, a carico del malato.
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In contesti particolari (alluvioni, uragani o come è accaduto durante il Covid) si sono stanziati fondi anche per beni alimentari di prima necessità.
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Da tre anni a questa parte la Caritas Diocesana ha coinvolto il Comitato in un articolato progetto sui Diritti Umani (Agenda 2030) facendolo partner per la sensibilizzazione nelle scuole di queste realtà in cui diritti, per noi imprescindibili, (diritto all’istruzione, diritto alla cura e alla dignità) in tante parti del mondo sono ampiamente disattesi.


La spontaneità, curiosità ed entusiasmo dei bambini/ragazzi si sono trasformati in scambi di disegni e anche piccoli progetti fra coetanei lontani, divenuti in fretta “compagni di banco”.
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E con questo torniamo alla frase di inizio di questo trafiletto…tutti, in quanto battezzati, siamo corresponsabili della “missione”, che non significa necessariamente andare fisicamente in un paese distante, ma vivere la nostra quotidianità con un occhio più attento e consapevole verso gli sprechi, le ingiustizie, le prepotenze, concretizzando la parola “fratellanza” in un contesto adeguato alle nostre forze e disponibilità.


Il Comitato
di Gemellaggio e Cooperazione fra i Popoli
Guarda ora il video di presentazione del nostro Comitato!

La nostra storia
La nostra storia
Riportiamo la relazione del fondatore Romano Maglioni,
redatta il 22 gennaio 2001,
pochi mesi prima della prematura scomparsa
avvenuta il 6 aprile 2001
Il 27 Dicembre del 1977, dopo la prima visita fatta in Bangladesh (dal 14 novembre al 7 dicembre 1977), ci riunimmo, nella casa parrocchiale di San Domenico in Modigliana, con parte dei partecipanti al viaggio ed amici di Modigliana per puntualizzare le impressioni avute nel visitare uno dei paesi più popolati e più poveri del mondo, uscito da poco da una guerra civile. Cercammo i motivi di questa grande miseria dove la vita media non arrivava ai 40 anni e dove l'analfabetismo superava l'80% della popolazione.